Forum pour la Gauche Communiste Internationaliste
« Il modo di concepire tutte le cose di Marx non è una dottrina, è un metodo. Esso non dà dogmi preconfezionati ma dei punti di riferimento in vista di una ricerca che va oltre il metodo stesso » (Engels a Sombart, lettera del 11 marzo 1895)
Per ben due volte, Marx ed Engels hanno affondato le organizzazioni internazionali che avevano costruito pazientemente ed alle quali avevano tanto contribuito : la Lega dei Comunisti (“…su mia proposta, la Lega si è sciolta e ha deciso che non aveva più ragione di continuare di esistere..." [1]) e la prima Internazionale (“La vecchia internazionale è finita completamente e smette di esistere. Ed è bene così..." [2]).
Lungi dall’ essere irresponsabili o contrario al profondo attaccamento dei rivoluzionari alle loro organizzazioni politiche, questi atteggiamenti di Marx ed Engels sono conseguenti con la loro visione storica del movimento operaio e delle sue espressioni politiche organizzate : la storia ha sistematicamente dimostrato che, fondamentalmente, queste ultime sorgono naturalmente durante le fasi di effervescenza sociale e si dileguano nei periodi di riflusso. Così, la Prima Internazionale ”non è figlia né di una setta, né di una teoria. È il prodotto spontaneo del movimento proletario” spiegava Marx, e “La Lega, come la Società delle stagioni di Parigi e altre cento società, non furono che un episodio nella storia del partito che sorge del tutto naturalmente dal suolo della società moderna” [3].
Ma il coinvolgimento di Marx ed Engels nella costruzione delle organizzazioni politiche del proletariato non era unicamente in funzione dello stato del rapporto fra le classi. Essi condizionavano questo impegno anche ad un costante lavoro di chiarimento teorico degli scopi e dei mezzi del movimento operaio. E’ per questo che Marx precisava nel l’indirizzo della Prima Internazionale che : ”Il numero pesa sul piatto della bilancia solo se è guidato dalla conoscenza”, perché l’unità e la solidarietà non sono niente se non riposano su una solida base teorica che dà una coerenza all’azione rivoluzionaria ("la conoscenza"). Infatti, Marx ed Engels sapevano bene che sollevare il piede quando la scala scende è il migliore modo per spezzarsi le reni, e allo stesso modo ritenevano che attivarsi senza sicure basi politiche conduce allo stesso risultato. Così, in fase di ripresa delle lotte ed in piena rinascita ed unificazione delle organizzazioni operaie, Marx declinò l’invito pressante fattogli dalla Prima Internazionale di partecipare al suo primo congresso a Ginevra … perché egli riteneva più importante finire il lavoro di redazione del Capitale per consolidare l’azione del movimento operaio su fondamenti scientifici e coerenti. Quattro ragioni essenziali sono all’origine delle loro concezioni e scelte politiche ricordate sopra :
1) Che la nascita e la scomparsa delle organizzazioni rivoluzionarie dipendono molto strettamente dell’evoluzione del rapporto di forza tra le classi, e che l’esacerbazione delle condizioni obiettive e soggettive alla base delle mobilitazioni operaie si dispiega su un lasso di tempo relativamente breve, per cui Marx ed Engels concepivano che l’esistenza di queste organizzazioni fosse temporanea, legata intrinsecamente ai flussi e riflussi delle lotte. Tale è la spiegazione della brevità della loro esistenza nel passato : durante i due ultimi secoli, solo per una cinquantina di anni possiamo trovare presenza di organizzazioni significative : cinque anni per la Lega dei Comunisti (1847-1852), una dozzina per la Prima Internazionale (1864-1876), venticinque per la Seconda (1889-1914) e nove per la Terza (1919-1928).
2) Marx ed Engels prevedevano anche che lo sviluppo delle contraddizioni del capitalismo avrebbe fatto rinascere spontaneamente delle nuove organizzazioni : “...l’inevitabile evoluzione ed involuzione delle cose provvederanno esse stesse alla rinascita dell’Internazionale” [4], anche se questa rinascita non avviene meccanicamente perché essa è preparata dal lavoro di tutta una serie di piccole minoranze tra le due ondate delle lotte. Difatti, la storia c’insegna anche che sono le minoranze che hanno potuto trarre tutte le lezioni politiche e organizzative dalla precedente ondata di lotte, che hanno potuto produrre i necessari approfondimenti teorici e politici, e tracciato le prospettive valide per il futuro, che si ritrovano naturalmente all’avanguardia dei futuri partiti che comporranno la nuova Internazionale.
3) Parimenti, Marx ed Engels ci hanno anche spiegato che in periodo di riflusso, in assenza dell’ossigeno delle lotte operaie, il mantenimento in vita di un’organizzazione rivoluzionaria fa più male che bene al movimento operaio stesso. Questo è ciò che Engels sviluppa in una lettera del 12 settembre 1874 : “Quando le circostanze non permettono più ad un’associazione di agire efficacemente, quando si tratta semplicemente di mantenere il legame che unisce il gruppo per riutilizzarlo all’occasione ; si trovano sempre delle persone che non possono adattarsi a questa situazione e vogliono semplicemente giocare a fare le mosche nocchiere esigendo che si “faccia qualche cosa", mentre questa cosa può essere solamente una stupidità”. In realtà, Marx ed Engels erano molto coscienti che un’organizzazione che tenta di sopravvivere ugualmente nella fase di riflusso, al posto di “mantenere il legame che unisce il gruppo per riutilizzarlo all’ occasione", è portata a fare peggio che delle "stupidità" : “Durante la controrivoluzione che segue ogni rivoluzione vinta, i sopravvissuti che hanno potuto scampare, sviluppano un’attività febbrile. Le differenti tendenze di partito si raggruppano, si accusano reciprocamente di avere fatto affondare la nave nella melma, di avere tradito o commesso tutte le bassezze possibili ed immaginabili. Peraltro, […] si organizza, si cospira, si lanciano dei volantini e dei giornali, si giura che il movimento riprenderà nelle prossime quarantotto ore, che la vittoria è certa e, in questa prospettiva… Naturalmente, si va di delusione in delusione “ [5].
4) Di conseguenza, Marx ed Engels chiarirono quali fossero secondo loro i principali compiti che si imponevano in un contesto sfavorevole alle lotte di classe : fare fronte alle circostanze storiche, comprendere il periodo che si sta svolgendo e la sua dinamica, includere le delusioni del movimento in questo processo di comprensione, non lamentarsi e perdersi in baruffe sterili, in accuse reciproche, ma concentrarsi su ciò che c’è di importante da fare con le deboli forze che rimangono : “Ora, siccome si attribuiscono tutte le delusioni agli errori contingenti, e non alle circostanze storiche inevitabili che non le si vuole considerare per comprenderle, non si finisce più di accusarsi reciprocamente, e tutto ciò sfocia in lamenti generali […] Quelli tra i sopravvissuti che hanno una chiara visione e consapevolezza della situazione si ritirano dalle baruffe sterili, e appena possono farlo decentemente, si dedicano a compiti migliori” [6].
Queste sono le ragioni per cui Marx ed Engels non ebbero nessuno scrupolo a sciogliere la Lega dei Comunisti e la Prima Internazionale piuttosto che esaurirsi per farle vivere o lasciar loro diffondere confusione. Proprio perché avevano una comprensione storica e responsabile del movimento operaio essi hanno preferito operare in questo modo piuttosto che lasciare che queste organizzazioni facessero errori perdendo il loro onore in “stupidità", "baruffe" ed “accuse reciproche". Ed è questa visione che ha preservato Marx ed Engels dalla malattia del patriottismo di partito e che ha permesso loro di restare fuori dalle polemiche inutili per dedicarsi alle reali necessità del momento.
Sono questa stessa analisi e questi stessi orientamenti a essere alla base della costituzione del nostro Forum, la rivista Controversie, così come le nostre attività :
– a) Non coprirsi il viso sullo stato reale del rapporto tra le classi e analizzare bene le circostanze storiche per comprenderne tutte le dimensioni ed implicazioni (cf. il nostro primo articolo in questo numero su “Il reale andamento del rapporto di forze tra le classi").
– b) Non attribuire le delusioni del movimento operaio agli errori contingenti ma includerli in questo processo di comprensione delle circostanze storiche.
– c) Non lamentarsi e perdersi in accuse reciproche ma dedicarsi ai compiti in conformità con le necessità del momento.
– d) Sapersi staccare dalle organizzazioni formali che non hanno saputo adattarsi ai bisogni determinati dall’evoluzione del rapporto di forza tra le classi “ritirandosi delle baruffe sterili” e dedicandosi “a compiti migliori".
– e) Non precipitarsi nella costituzione di una nuova organizzazione o di un nuovo partito, ma “mantenere il legame che unisce il gruppo per riutilizzarlo all’ occasione", cioè a dire adottare una forma organizzativa adeguata alle caratteristiche ed ai bisogni reali del periodo.
– f) Conformare sue proprie attività e priorità al livello di mobilitazione della classe operaia : “...trovano sempre delle persone che non possono adattarsi a questa situazione [di riflusso delle lotte] e vogliono semplicemente giocare a fare le mosche nocchiere esigendo che si “faccia qualche cosa ", mentre questa cosa può essere solamente una stupidità” (ibidem).
– g) Infine, dedicarsi in modo prioritario alla discussione e all’approfondimento teorico per preparare al meglio le condizioni politiche della prossima ripresa delle lotte di classe, cioè a dire : gettare i fondamenti programmatici delle organizzazioni politiche che non mancheranno di sorgere “da ogni parte e del tutto spontaneamente dal suolo della società moderna” (Marx).
Tutta la storia del movimento operaio sta a illustrare questa chiara visione di Marx ed Engels. È, notoriamente, il caso del Sinistra Comunista, nata nel periodo fra le due guerre in reazione alla disfatta della Terza Internazionale, ed in particolare quello della Frazione italiana : dopo l’esaurimento dei movimenti rivoluzionari tra il 1917-23 e le degenerazioni dei partiti che ne erano l’espressione politica, gli elementi che criticano l’involuzione del Partito Comunista d’Italia modulano i loro orientamenti e forme organizzative alle nuove necessità del momento organizzandosi in Frazione per preparare i quadri del futuro partito in vista della prossima ripresa delle lotte. Pertanto, essa non si considera l’unico "ponte" tra la vecchia e la nuova organizzazione poiché non “intende avvalersi dei suoi precedenti politici per chiedere delle adesioni alle soluzioni che preconizza per la situazione attuale. Bene al contrario, invita i rivoluzionari a sottoporre alla verifica degli avvenimenti le posizioni che difende attualmente così come le posizioni politiche contenute nei suoi documenti di base” [7]. Del resto la Sinistra italiana non era omogenea poiché era composta fin dai suoi inizi da due correnti : il Risveglio Comunista intorno a Pappalardi e Bilan intorno a Vercesi. I primi avviarono una sintesi con gli apporti della sinistra tedesco-olandese, mentre i secondi cominciarono a collaborare con L’opposizione internazionale di Sinistra di Trotski proponendo la loro rivista come organo di discussione alla scala di tutti i gruppi di opposizione [8]. In altre parole, la grande forza delle componenti della sinistra italiana durante il periodo fra le due guerre fu di riconoscere la pluralità delle differenti Sinistre, dei loro rispettivi apporti politici e di non considerarsi come la sola detentrice della verità. Parimenti, Bilan concepiva la rinascita del futuro partito nel corso della prossima riprese delle lotte come prodotto di un vasto dibattito internazionale e non come il risultato della sua sola evoluzione. Infine, proprio la storia di Bilan dimostra che anche questa organizzazione non poté sfuggire ai dissensi che sorgono inevitabilmente in un periodo di riflusso della lotta di classe : particolarmente durante la guerra civile di Spagna e alla vigilia della seconda guerra mondiale. Non sfuggì neanche ai dissensi interni alla fine della sua esistenza nel 1945 : crisi organizzative, "baruffe sterili”, gravi “accuse reciproche", tutte cose che perdurarono anche dopo la guerra.
Essendosi spezzata la continuità organizzativa e constatata la dispersione avvenuta dopo il 1945, era vano persistere nel concepirsi come "Frazione" con lo scopo di assicurare un "ponte" tra il vecchio, defunto partito comunista ed il nuovo a venire. Di fatto, questo ultimo risulterà necessariamente dagli approfondimenti che si svilupperanno fra l’insieme dei gruppi che rivendicano a sé una filiazione politica con la Sinistra Comunista, e neanche solamente tra quelli con una filiazione organica con i vecchi partiti come fra le due guerre. Di fatti, come la storia ha dimostrato, sono gli elementi e i nuclei, nuovi e vecchi, che avranno potuto cristallizzare correttamente le lezioni delle esperienze passate e tracciare delle prospettive corrette, per il periodo a venire, che si ritroveranno del tutto naturalmente alla base del futuro partito quando le condizioni obiettive e soggettive saranno giunte a maturazione. È, dunque, questa visione elaborata da Marx ed Engels e confermata dalla storia che deve guidarci per comprendere l’evoluzione dei gruppi della Sinistra Comunista durante questi quattro ultimi decenni.
La ripresa delle lotte della classe operaia alla fine degli anni sessanta ha visto nascere o riorganizzarsi numerose organizzazioni che rivendicavano l’eredità politica della corrente della Sinistra Comunista. Esse hanno avuto il merito di fare rivivere e di approfondire certe analisi di questa corrente, di dar vita a dei raggruppamenti, di formare delle nuove generazioni di militanti e di sviluppare un intervento in seno al proletariato (anche se in modo molto modesto).
Tuttavia, il rifluire del numero e dell’ampiezza delle lotte nell’insieme della classe operaia fin dalla metà degli anni settanta, ed il loro generalizzato arretramento fin dall’inizio degli anni ottanta, saranno all’origine di uno scarto crescente in seno a questa corrente : scarto tra un realtà obiettiva contrassegnata da questo riflusso ed un discorso soggettivo che lo nega e che, addirittura, pretendeva che la prospettiva rivoluzionaria fosse più che mai in via di sviluppo ! Al posto di comprendere questo indebolimento e questo arretramento generalizzato delle lotte, modulando i loro orientamenti e le forme di organizzazione, come Marx ed Engels avevano insegnato, i principali gruppi del Sinistra Comunista persistettero nei loro errori di orientamento :
a) Così, la grande crisi e la fibrillazione fin nelle fondamenta del capitalismo erano attese, secondo le previsioni di Bordiga, nel 1975 : "Io, aspetto, sulla mia posizione sempre cocciuta e settaria, l’arrivo, nel 1975, nel mondo della nostra rivoluzione, plurinazionale, monopartitista e monoclassista..." [9]. Da allora, lo scarto tra le attese e ciò che è accaduto realmente farà sorgere numerosi interrogativi e dissensi in seno al Partito Comunista Internazionale, dissensi che si manifesteranno nell’implosione di questa organizzazione nel 1982-83.
b) Parimenti, le mobilitazioni sociali durante gli anni ‘80 erano considerate dalla CCI (Corrente Comunista Internazionale) a tal punto che l’alternativa storica tra le guerre e la rivoluzione era considerata come decisiva per l’avvenire dell’umanità : “Nel decennio che comincia, è questa dunque, quest’alternativa storica che si deciderà : o il proletariato perseguirà nella sua offensiva, e continua a paralizzare il braccio omicida del capitalismo, i suoi latrati e raccoglie le sue forze per il suo capovolgimento o si lascia intrappolare, stancare e demoralizzare dai suoi discorsi e dalla sua repressione e, allora, la via sarà aperta a un nuovo olocausto che rischia di annientare la società umana” [10]. In effetti, questa Corrente affermava che erano presenti tutte le condizioni per lo scoppio di una terza guerra mondiale e che solo la combattività del proletariato impediva alla borghesia di imboccare questa via di uscita [11] ! Non c’è bisogno di dire che a questo punto si è scavato, in seno a questa organizzazione, un scarto crescente tra quanto essa affermava e una pratica sconnessa da una realtà molto più prosaica. Ne è risultato una cascata di crisi e di fuoriuscite tutte, a dire della stessa CCI, una più grave dell’altra.
Questo scarto tra la realtà ed i discorsi politici tenuti a tale proposito diventava tanto più evidente quanto più i conflitti sociali più significativi durante gli anni ottanta [12] sono rimasti drammaticamente isolati a causa di questo riflusso generalizzato dell’insieme della classe operaia, riflusso concretizzatosi in una caduta vertiginosa dell’ampiezza e del numero dei conflitti sociali, e questo fin dalla metà degli anni 70 in certi paesi, e per tutti gli altri fin dall’inizio degli anni 80 [13]. Così, da un quarto di secolo, il numero e l’ampiezza delle mobilitazioni sociali nell’insieme della classe sono da tre a quattro volte inferiori rispetto ai gloriosi anni trenta e circa dieci volte inferiori rispetto alla prima metà degli anni novanta.
Malgrado questa oggettiva riduzione delle mobilitazioni sociali ed il loro crescente isolamento, la CCI sosteneva tuttavia che esse si intensificavano al punto da costringere la borghesia a organizzare dei conflitti prematuri che coinvolgevano milioni di operai in tutti i paesi, e ciò per evitare lo scontro frontale e l’insorgere di lotte generalizzate [14] ! Lo scarto tra la realtà e le parole era del tutto evidente.
La constatazione di un arretramento delle lotte, in effetti, si avrà solamente in seguito alle campagne ideologiche che hanno accompagnato la caduta del muro di Berlino nel 1989. Ma questa realtà sarà accettata solo sommessamente poiché la CCI si è precipitata a seppellirla quattro anni dopo prendendo come spunto lo scoppio di alcuni conflitti sociali in Italia [15]. Lo scarto tra la realtà obiettiva e la sua comprensione politica soggettiva diventava un baratro.
Nel momento stesso in cui la principale componente in seno alla Sinistra Comunista pretendeva che “gli anni ‘80 sono stati innanzitutto anni di sviluppo della lotta di classe” [16] e questa organizzazione parlava di strategia preventiva in parecchi paesi, strategia che coinvolgeva "milioni" di operai e mirata ad evitare il maturare di un reale scontro frontale come in Germania nel 1918, le mobilitazioni sociali nei paesi centrali avevano raggiunto un livello da tre a quattro volte inferiore a quello dei gloriosi anni Trenta e dieci volte inferiore a quello tra il 1970 e il 1975… Ciò ha permesso alla classe dominante di operare la sua svolta neoliberale senza incontrare ostacoli ; in modo particolare di mettere in opera la sua politica di compressione della parte salariale per restituire profittabilità delle sue imprese - che aveva raggiunto il suo punto più basso dopo la recessione del 1981 (cf. i due grafici che illustrano le evoluzioni di questi due parametri pagine 15 e 16) - alle sue imprese ! Lo scarto era diventato surrealistico.
Questo scarto crescente tra la realtà obiettiva ed i discorsi tenuti su di essa hanno costituito il fondamento dell’autismo della maggior parte dei gruppi politici in seno alla Sinistra Comunista : rinchiudersi nelle loro vecchie certezze, allo sviluppo di un spirito da ’fortezza assediata’, rifiuto di procedere ad un bilancio critico degli orientamenti passati, rafforzamento dell’ossificazione teorica cominciata fin dagli anni 80.
In tali circostanze, dubbi e divergenze sono emersi immancabilmente nel loro seno. Purtroppo, al posto di applicare le lezioni tratte da Marx ed Engels, di “comprendere le circostanze inevitabili” che generano tali dissensi, accettare queste ultime e “dedicarsi a compiti migliori” in relazione alle nuove necessità, la reazione fu di “attribuire tutte le delusioni a degli errori contingenti” e a lasciarsi trascinare in “sterili baruffe" e lanciarsi delle “accuse reciproche” tra questi gruppi ed i loro numerosi dissidenti [17]. In breve, al posto di procedere ad un ritorno critico sulle analisi del passato, al posto di sviluppare una comprensione più chiara della situazione e di adattare le proprie strutture ed i propri orientamenti ai nuovi compiti del momento, i dubbi e i disaccordi si traducono in crisi organizzative sempre più gravi.
Tali sono le radici materiali alla base dei tre episodi di maggior crisi in seno alla Sinistra Comunista :
– a) la scomparsa del principale raggruppamento politico fino AL 1982-83, cioè l’implosione del PCI, (Partito Comunista Internazionale - Programma Comunista), la dispersione di quasi tutti i suoi militanti ed il carattere microscopico della sua rinascita dopo una decina di anni ;
– b) la successione di crisi e scissioni che hanno regolarmente attraversato la Corrente Comunista Internazionale da una trentina di anni, crisi e scissioni tutte una più grave dell’altra anche fra gli stessi dirigenti di questa organizzazione ;
– c) le recenti rotture in seno alle componenti del Bipr (Bureau Internazionale per il partito Rivoluzionario [18] in Italia [19] ed in Canada [20], così come “la netta presa di distanza politica chiara del Bipr” dal gruppo austriaco GPR [21].
Certo, è mezzanotte nel secolo della Sinistra Comunista poiché adesso sono ormai tre decenni che questa corrente è attraversata da una crisi politica e organizzativa molto profonda : si è numericamente ristretta rispetto alla sua ora di gloria alla fine degli anni ‘70 ed all’inizio degli anni ’80 ; e da allora non ha più conosciuto un processo di riaggregazione mediante il confronto tra i differenti gruppi - come era avvenuto durante gli anni settanta - ma è stata attraversata da crisi e fratture a ripetizione. La sua presenza politica resta molto simbolica e la sua influenza nella classe operaia è ridotta a zero ; non è stata capace di costruire uno spazio comune di discussione fra l’insieme dei gruppi che la compongono e la sua produzione teorica si è ossificata ed è divenuta povera e ripetitiva. A ciò si aggiunga che essa è profondamente divisa in una miriade di individui isolati e di microgruppi che, tra di loro, alimentano molto spesso rancori tenaci e rapporti tesi ecc. Questo triste quadro è illustrato da una constatazione che diventa drammatica : mentre gli omaggi ai compagni deceduti – che avevano fatto parte di questi gruppi - cominciano, purtroppo e ineluttabilmente, a moltiplicarsi… non si è, allo stesso tempo, capaci di trasmettere un’eredità e delle lezioni positive ad una frangia significativa di elementi di avanguardia in seno alla nuova generazione [22].
Come Marx ed Engels ci hanno insegnato, tutte queste "delusioni" non possono spiegarsi con degli “errori contingenti", ma devono essere ricondotte “alle circostanze storiche inevitabili” che bisogna “affrontare di petto per poterle comprendere", e cioè : il rinculo delle lotte operaie nell’insieme della classe.
Marx c’insegna che molto spesso la coscienza è in ritardo rispetto al movimento della realtà obiettiva e si determina, quindi, un certo scostamento tra quest’ultima e la sua comprensione soggettiva ; cosa del tutto normale e, addirittura, inevitabile. Ma il problema non consiste nell’esistenza di questo scostamento in sé, ma nel fatto che esso perdura da più di tre decenni in seno ai principali gruppi della Sinistra Comunista e, nel corso del tempo, non ha fatto altro che accrescersi e quindi la presa di coscienza di questo stato di cose è tuttora a un punto morto, (addirittura) che, tuttavia, viene semplicemente e puramente negato.
Il problema risiede ugualmente in questo rifiuto di ritornare criticamente, senza ostracismi, sulle proprie posizioni del passato e nel rifugiarsi nelle proprie vecchie certezze. Difatti, l’ostacolo essenziale che impedisce a un buon numero di gruppi di evolversi consiste in questo : resistere senza riconoscere il riflusso del lotte, affondare la testa nella sabbia piuttosto che affrontare le contraddizioni tra le loro analisi e la realtà, e la reiterazione delle loro analisi anche quando i fatti le hanno già largamente smentite. Questo scostamento crescente tra la realtà obiettiva e la sua comprensione soggettiva raddoppia il loro autismo rispetto al mondo esterno, autismo che si manifesta in un spirito da fortezza assediata, con l’idea di essere già ’il partito o l’ossatura del futuro partito’, di considerarsi quasi soli contro tutti, ivi compreso e soprattutto contro coloro che dovrebbero essere i loro più vicini partner.
È ciò che il movimento operaio chiama settarismo. Esso consiste nell’erigersi a giudici degli altri alla luce dei soli propri criteri, a considerare, cioè, “la maggioranza delle organizzazioni politiche proletarie” come “opportuniste", “incapaci di rispondere alle esigenze della storia" e, come tali, portate a "si squalifichino da soli” [23]. In tal modo, non c’è da stupirsi che si pervenga alla conclusione che si vada già costituendo “l’ossatura del futuro partito". A che pro confrontare le proprie posizioni con la realtà, rispettare l’avversario e rispondere ai suoi argomenti visto che tutto ciò porterebbe a “squalificarsi da soli” e che il suo punto di vista altro non è se non un’esclusiva espressione di “opportunismo" ! Una tale concezione di sé e degli altri alimenta le visioni monolitiche e rafforza la sensazione della infallibilità politica ; impedisce di ascoltare le critiche e di guardare la realtà in faccia. Il ripiegamento su sé stessi ed il settarismo raggiungono allora il culmine … ma è il triste culmine degli abissi nelle profondità dell’isolamento politico rispetto alla classe e alle sue avanguardie politiche. A questo riguardo, visitare i siti Web del PCI-Programma e della CCI è molto istruttivo : l’assenza di una rubrica ’Legami’ dice molto di più sull’identità veramente elitaria di questa concezione e di questo atteggiamento verso il resto del milieu rivoluzionario da parte di queste due organizzazioni nonché delle differenze che proclamano a tale proposito.
Marx c’insegna che non si possono giudicare gli uomini per ciò che essi dicono di sè stessi ma per quello che fanno : “Non si giudica un individuo sulla base dell’idea che ha di sé. Non si giudica un’epoca di rivoluzione secondo la consapevolezza che essa ha di sè stessa. Questa coscienza scaturirà piuttosto dalle contraddizioni della vita materiale..." [24], da allora, un esame dei fatti materiali e degli atti organizzativi mediante la stampa di questi gruppi dice molto di più di tutti i discorsi che fanno su loro stessi :
– 1) La Frazione italiana analizzava molto giustamente che “la storia di Lenin, è la storia delle frazioni". Si potrebbe parafrasare questa formula di Bilan dicendo che “la storia dei gruppi attuali della Sinistra Comunista è la storia dell’assenza di frazioni". Anche se le tre più grandi organizzazioni che la compongono, (la CCI, il PCI-Programma e la Tendenza Comunista Internazionalista-TCI), rivendicano - gridando a tutto fiato - l’eredità di Lenin, particolarmente a livello organizzativo, nessuno di questi gruppi ha ufficialmente riconosciuto e vissuto con intelligenza con una tendenza o una frazione durante questi ultimi quaranta anni. Peggio, quasi tutte le divergenze importanti che ci si sono state giorno dopo giorno sono sfociate sistematicamente in crisi acute sempre più gravi … mentre durante un periodo di esistenza due volte più corto (1903-21), i Bolscevichi sono stati attraversati da una moltitudine di tendenze e di frazioni (che avendo potuto disporre liberamente dei mezzi materiali per difendere le loro posizioni, nel partito e pubblicamente, ivi compreso mediante strutture organizzative proprie, hanno animato positivamente la loro vita politica).
– 2) Parimenti, in quarant’ anni di esistenza, nessuno dei tre gruppi attuali ha pubblicato il più piccolo opuscolo o il minimo lavoro sviluppando una posizione diversa da quella difesa ufficialmente, mentre almeno in due occasioni i Bolscevichi ne hanno pubblicato una gran quantità [25].
– 3) In realtà, c’erano molto più dibattiti e discussioni sulle divergenze interne negli ’antenati diretti’ di cui il PCI, la TCI o la CCI rivendicano l’eredità [26], di quante ve ne siano all’interno di queste tre ultime organizzazioni … e ciò malgrado il fatto che questi ’antenati’ abbiano avuto una vita quattro a cinque volte più corta della loro ! Di più, i dibattiti in seno ai gruppi del passato non prendevano sistematicamente la piega drammatica che hanno assunto in questi tre ultimi decenni. Cosa che tutti possono verificare poiché comincia ad essere disponibile sul Web l’edizione integrale delle loro vecchie pubblicazioni.
– 4) La pubblicazione dei dibatti e delle discussioni sulle divergenze interne alle tre principali organizzazioni della Sinistra Comunista attuale o è inesistente o si conta sulle dita di una mano monca. I soli rari esempi risalgono ai primi anni della loro esistenza e giusto al solo momento della rottura con i dissidenti. Così, durante i suoi quaranta anni di esistenza il PCI (1943-1983) non ha pubblicato nulla delle sue discussioni interne se non dopo la scissione dei militanti dissenzienti. Ed è esattamente la stessa cosa per la CCI : da una trentina di anni, tutti i testi relativi alle discussioni sulle divergenze sono stati pubblicati al momento o subito dopo la fuoriuscita dei dissidenti. Ciò contrasta completamente con la tradizione del movimento operaio che ha pubblicato i resoconti di decine di dibatti e ancora più delle posizioni divergenti nonostante queste organizzazioni abbiano avuto una vita molto più corta !
– 5) Tradizionalmente è stato considerato che l’emergere di divergenze era un fatto normale nel corso di un dibattito. È ciò che hanno potuto dimostrare i Bolscevichi nella loro pratica. È ciò che non hanno saputo dimostrare i principali gruppi della Sinistra Comunista dal 1968 : quando era inevitabile che tendenze diverse non potevano che sorgere naturalmente durante questi ultimi quaranta anni, mai nessuna di queste tendenze è stata ufficialmente riconosciuta in nessuno gruppo di questa corrente … mentre in un periodo di due volte più breve il partito Bolscevico ne ha riconosciuto delle decine !
– 6) In 18 anni di esistenza, i Bolscevichi hanno potuto rappresentare un vero polo d’attrazione aggregando il meglio delle nuove forze e delle nuove generazioni di rivoluzionari (per esempio, dal gruppo di Trotski agli elementi provenienti dall’anarchismo), mentre i tre principali gruppi in seno alla Sinistra Comunista sono meno numerosi oggi che al momento del loro ’momento di gloria’ tra fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, come al momento della loro fondazione !
– 7) Durante i primi anni della rivoluzione russa, la Pravda aveva sempre in prima pagina una colonna dedicata all’espressione di opinioni divergenti. A quando una tale pratica anche da parte dei principali gruppi della Sinistra Comunista ? Anche all’epoca di momenti cruciali, come l’insurrezione nel 1917 o il trattato di Brest-Litovsk (1918), ed anche di fronte ad accuse gravi come quella di tradire gli interessi della rivoluzione (l’opposizione operaia), i Bolscevichi hanno pubblicato e hanno dibattuto queste critiche : hanno sempre dato tutti i mezzi materiali ai loro militanti dissidenti affinché potessero esprimere liberamente le loro opinioni, ivi compreso l’uso della stampa e delle proprie strutture organizzative. In altre parole, i Bolscevichi hanno condotto l’unica politica possibile : una reale discussione libera e contraddittoria per risolvere politicamente e in modo elevato i dibatti, cioè approfondendo la loro comprensione politica.
Il contrasto tra il loro richiamarsi al bolscevismo e la pratica obiettiva di queste tre organizzazioni è dunque totale. Da questo punto di vista, il loro richiamarsi a Lenin è del tutto abusivo.
Questo bilancio è senza appello perché si basa su degli elementi materiali ed obiettivi che chiunque può facilmente verificare. Peraltro non occorre conoscere i dettagli e gli arcani delle oro delusioni e delle loro molteplici scissioni : è ampiamente sufficiente una semplice presa di visione delle loro rispettive pubblicazioni. Con tutta evidenza, l’insieme di questi fatti mostra che la visione e la pratica organizzativa di questi tre più grandi gruppi della Sinistra Comunista sono segnati dall’eredità della controrivoluzione e contraddicono tutti i virulenti dinieghi di certuni di loro [27].
Con tali visioni politiche e tali pratiche organizzative, non è stupefacente che i disaccordi che sono sorti in seno a queste tre organizzazioni si siano saldati quasi sistematicamente con delle fuoriuscite, crisi e conflitti relativi alla organizzazione o con l’ostracismo dei dissidenti che hanno tentato invano di mettere il dito nelle piaga e di comprendere queste contraddizioni. Tale è purtroppo l’immagine che dà di sé la Sinistra Comunista da più di tre decenni [28].
È questa comprensione - molto tardiva, ma assolutamente necessaria - che è all’origine della nostra esistenza e del nostro progetto politico : fare prendere coscienza di questa crisi in seno alla Sinistra Comunista per contribuire a superarla. Questa è la ragion d’essere del nostro Forum e delle priorità che ci siamo assegnati. Come dicevamo nell’editoriale del nostro precedente numero : i due compiti dell’ora consistono, da una parte, nello sviluppare il “marxismo in tutti i campi della conoscenza” (Bilan [29]) e, dall’altro, sviluppare il dibattito tra i rivoluzionari con “la preoccupazione di determinare una sana polemica politica” (Bilan). Una buona parte di questo n°3 di Controversie è dedicata a queste due priorità.
Questo bilancio di quarant’ anni del Sinistra Comunista è reso ancora più urgente dal fatto che il capitalismo è stretto nella morsa di una crisi di cui a tutt’oggi non si intravvede nessuna via uscita e che il proletariato si trova con le spalle al muro. Ma questo stato di letargo sociale, finora paralizzato dal lento sviluppo della crisi e dal pesante fardello della disoccupazione, può evolversi : i licenziamenti massicci ed il depauperamento sempre più assoluto di quelli che hanno ancora un lavoro stanno raggiungendo dei limiti che spingono la classe operaia a reagire. Si sta profilando un orizzonte in cui, di nuovo, un proletariato che non ha ancora subito una disfatta storica (guerra o controrivoluzione), sarà posto di fronte ad un degrado molto brutale delle sue condizioni di vita e proiettato in una situazione in cui la classe dominante non avrà più alcuna credibile via di uscita da offrire. Una tale stato delle cose è potenzialmente molto ricco di prospettive.
E’, al tempo stesso, incoraggiante ed inquietante per la Sinistra Comunista. Incoraggiante, perché questo contesto di ripresa della lotta di classe offre la possibilità di potere superare le sue insufficienze. Inquietante, perché la lotta di classe non risolve automaticamente le debolezze dei rivoluzionari, anzi il rilancio delle lotte potrebbe accentuarle se i rivoluzionari risultassero incapaci di trarre le lezioni dai loro errori, delle loro debolezze teoriche accumulate e delle loro divisioni organizzative.
In realtà, la prospettiva di ampi scontri di classe è potenzialmente davanti a noi e non dietro di noi ; parimenti, le condizioni della formazione del futuro partito sono davanti a noi e non dietro di noi. La ripresa delle lotte tra il 1968 e il 1974-75 ha posto i picchetti per il riemergere della corrente storica della Sinistra Comunista così come per un primo processo di chiarimento, raggruppamento e ’selezione’. L’arretramento generalizzato delle mobilitazioni sociali nell’insieme della classe operaia fin dagli anni ‘80 ha messo questo processo tra parentesi. Se le condizioni obiettive per la formazione del futuro partito sono ancora da venire, le condizioni soggettive si devono preparare sin d’ora tra i gruppi che potranno elevarsi all’altezza delle esigenze teoriche e pratiche poste dalla storia.
[1] Lettera di Marx del 19 novembre 1852.
[2] Lettera di Engels del 12 settembre 1874.
[3] Lettera di Marx a Freiligrath del 29 febbraio 1860.
[4] Lettera di Marx a Sorge del 27 settembre 1873.
[5] Engels, Il programma dei rifugiati blanquisti, Volksstaat del 26 giugno 1874.
[6] ib.
[7] Editoriale del primo numero di Bilan (1933). Bilan era il Bollettino teorico della Frazione italiana della Sinistra Comunista.
[8] Il gruppo intorno a Papallardi stima che a Terza Internazionale ha tradito fin dal 1927 e che ne bisogna fondare una nuova. Da qui il suo avvicinamento alle organizzazioni che partecipano a L’Internazionale Comunista Operaia (KAI) creata nel 1922 dalla tendenza Essen del KAPD. Il gruppo intorno a Vercesi sarà meno categorico nel suo approccio alla Terza Internazionale. Non si costituirà in Frazione di sinistra dell’internazionale Comunista non prima del 1928 dopo la richiesta di questa ultima di escludere tutti quelli che si rifiutavano di condannare Trotski e dopo l’approvazione della teoria “della costruzione del socialismo in un solo paese” da parte del XV° congresso del Partito Comunista Russo. Infine, stimava che era necessario costituire, prima di progettare una autentica Opposizione Internazionale, dei gruppi di sinistra in ogni paese. Di là, in un primo momento, il suo avvicinamento a Trotski e la sua richiesta di “convocazione del VI° congresso mondiale [dell’IC] sotto la presidenza di Trotski” (estratto dalla Risoluzione della Conferenza di Pantin - aprile 1928).
[9] Lettera di Bordiga a Terracini, 1969 in “Bordiga - Scritti Scelti” : 263.
[10] “Anni 80, anni di verità “ – Revue Internationale n°20, 1980, p. 3-4.
[11] “… solo le lotte e la mobilitazione della classe operaia da quando il capitalismo è entrato in aperta crisi, alla fine degli anni 60, hanno impedito a questo sistema di portare la sua propria risposta al suo crollo economico : la guerra imperialistica generalizzata” (Revue Internationale della CCI n°58 – 3° trimestre 1989).
[12] Servizi pubblici in Belgio (1983 e 86), sciopero generale in Danimarca (1985), minatori in Gran Bretagna (1984-85), ferrovieri (1986) ed infermieri (1988) in Francia, insegnanti e ferrovieri in Italia (1987), ecc.
[13] cf. l’articolo di questo numero su “Il reale avanzamento del rapporto di forze tra le classi”.
[14] “…si è potuto assistere questi ultimi mesi allo spiegamento di tutta un offensiva borghese che consiste nel prendere l’iniziativa della combattività operaia, provocando delle lotte in modo preventivo, per rompere sul nascere lo slancio verso di una mobilitazione massiccia e solidale dell’insieme della classe. […] Il successo di una tale manovra ha dato il semaforo verde alla borghesia degli altri paesi dell’Europa occidentale per dispiegare r a fondo questa strategia […] …si trattava per la borghesia di fare partire prematuramente un settore, di provocare un scontro su un campo minato prima che fossero sufficientemente maturate, nell’insieme della classe operaia, le condizioni di un reale scontro frontale […] …non di un settore particolare ma di milioni di operai di tutti i settori che sono stati imbarcati in una battaglia prematura, in una falsa dimostrazione di "forza". Ecco come la borghesia, in tutti i paesi dove si è trovata di fronte , in questi ultimi due anni, a delle lotte importanti, è riuscita a bagnare la polvere prendendo l’iniziativa per soffocare l’insorgere di nuovi massicci combattimenti” (Revue Internationale della CCI n°58 – 3° trimestre - 1989).
[15] Leggere Revue Internationale della CCI n°72, 74, 76, 88, 94 e 99. A titolo di esempio, ecco ciò che questa organizzazione scriveva nel 1994 nel n°76-1994 della sua rivista : “la calma sociale che regnava da più di quattro anni è definitivamente rotta […] questa strategia è, al contrario, il segno chei una vera ripresa della lotta di classe è ormai in corso a scala internazionale.
La ripresa della combattività operaia.
La fine dell’anno 1993 è stata segnata così dagli scioperi e manifestazioni in Belgio, in Germania, in Italia, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna".
[16] Revue Internationale n°59-1979, risoluzione dell’ 8° congresso.
[17] Questo è ben illustrato dalla cascata di teorie e qualificativi che il CCI ha attribuito a tutti i suoi dissidenti : “complotto massone", “infiltrazione esoterica", “parassitismo", “progromismo", “nichilismo", “clanismo", “avventurismo", “pallone gonfiato", “individualismo intellettualistico”, “odio per l’organizzazione” … e l’elenco è lontano da essere esauriente … tuttavia tutte cose presentate da questa organizzazione come costituenti autentici approfondimenti teorici e politici (cf. Revue Internationale della CCI e specialmente due opuscoli dedicati a questi argomenti : La pretesa paranoia della CCI, I & II) ! Tanto per dire che lo scostamento tra le realtà e la sua comprensione soggettiva ha raggiunta qui la vetta. Come Marx ed Engels lo avevano già perfettamente identificato, è esattamente ciò che accade quando un’organizzazione politica perde il contatto con la realtà in un periodo di riflusso delle lotte.
[18] Il BIPR (Ufficio Internazionale per il Partito Rivoluzionario), ha recentemente cambiato denominazione in : Tendenza Comunista Internazionalista per il Partito Rivoluzionario (TCI).
[19] Istituto Onorato Damen : istitutoonoratodamen.it/joomla/aggiornamenti-si-line
[20] I Comunisti Internazionalisti (Montreal) : http://klasbatalo.blogspot.com/
[21] “Noi abbiamo, dunque, deciso di segnare una chiara demarcazione politica rispetto al gruppo austriaco dunque, perché ci sono sempre più indicazioni che la loro pretesa di essere parte costitutiva del Bipr, una pretesa che avevamo rigettato già quattro anni fa, generi confusione nella zona geografica di lingua tedesca” Il BIPR diventa TCI, 26 & 27 settembre 2009.
[22] Soltanto alcune recenti iniziative tentano di reagire a questo letargo. Per esempio, è il caso della costituzione della Rete Internazionale di Discussione nel 2000 da parte del Cercle de Paris e L’Appel ou mileu prorévolutionnaiere lanciato dal gruppo Perspectives Internationaliste nel marzo 2009, mentre di altri, più isolati, si sono rifugiati nella produzione di testi storici e teorici sul movimento operaio. Tuttavia, queste iniziative hanno ugualmente i loro propri limiti : sono costituite solamente da una parte dei gruppi della Sinistra Comunista e certi sono purtroppo al punto morto come la Rete Internazionale di Discussione.
[23] “… l’opportunismo nella maggioranza delle organizzazioni politiche proletarie hanno messo in evidenza l’incapacità della maggior parte di questi gruppi di soddisfare le esigenze della storia. […] …ora esistono le premesse per la costruzione del partito comunista mondiale. Allo stesso tempo, il fatto che i gruppi del mileu politico proletario si squalifichino da soli nel processo che conduce alla formazione del partito di classe non fa che mettere l’accento sul ruolo cruciale che la CCI è portata a svolgere giocare in seno a questo processo. È sempre più chiaro che il partito del futuro non sarà il prodotto di una somma "democratica" dei differenti gruppi del mileu, ma che la CCI costituisce già lo scheletro del futuro partito” (Revue Internationale n°122 (2005), 16° congresso della C.C.I.).
[24] Marx, Prefazione a Per la critica dell’economia dell’economia politica.
[25] Il solo esempio che se ne avvicina un po’ è costituito dal vecchio opuscolo della CCI su La fase di transizione (1981). Esso è tuttavia molto significativo : a) che tutti i testi di questo opuscolo datano li anni settanta quando questa organizzazione era in una fase di costituzione e di raggruppamento ; b) che nessuno seguito è stato mai pubblicato ; c) che la CCI non ha segnalato di avere mai proseguito questo dibattito ; d) che questo opuscolo non è consacrato alla difesa di una posizione divergente ma è una semplice raccolta delle diverse posizioni … In altre parole questa apparente eccezione (che era molto lodevole e rompeva un’’epoca), viene a confermare pienamente lo stato desertico delle vere controversie nel seno e tra i gruppi della Sinistra Comunista.
[26] Il Comunista, Bilan, Internationalisme, Comunismo o L’operaio comunista.
[27] Per avere una piccola idea del carattere edificante di questi dinieghi, il lettore potrà leggere utilmente il primo tomo dell’opuscolo della CCI dal titolo molto significativo : La pretesa paranoia della CCI.
[28] La crisi politica e organizzativa nel seno della Sinistra Comunista tocca l’insieme delle sue componenti, anche se non si manifesta allo stesso modo e con la stessa intensità in tutte le sue parti.
[29] Le citazioni sono estratte dell’introduzione al suo primo numero pubblicato nel 1933.